Marche: agricoltura, ferma la riconversione della barbabietola da

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29 maggio 2009

La riconversione della produzione della barbabietola da zucchero è al momento ferma. Lo hanno affermato la Cooperativa Aib e Legacoop Marche durante il convegno “Riconversione bieticolo-saccarifera: a che punto siamo?”, che si è svolto il 27 maggio all’hotel Regina di Porto Recanati (Mc). Nelle Marche, con la chiusura degli zuccherifici di Jesi (An) e di Fermo, nell’arco di due anni, si è posta la necessità di ricollocare la produzione di circa 23.000 ettari di terreno impiegato a bietole, con un punte di 35.000 ettari nel 2005, con il coinvolgimento di 7.000 imprese agricole di cui 1.200 i soci della Coop Aib. “La riconversione del settore bieticolo-saccarifero nelle Marche non ha una risposta generale, identica per tutti e non avrà tempi identici - ha spiegato Rosina Fulgenzi, presidente del Cmb-Coltivatori marchigiani bieticoli -, non ci sarà, inoltre, un filo conduttore fra tutte le imprese agricole ma ci saranno singole soluzioni. C’è un ottimismo di fondo che deriva dal fatto che la chiusura del settore ha comunque lasciato una grande realtà economica, che sono i 24,5 milioni di euro da utilizzare tramite la Regione Marche con il Piano di azione bieticolo saccarifero per il quale sono stati presentati progetti da 356 aziende, che dovranno essere attuati entro il 2010. La Regione li sta ora analizzando; se approvati,movimenteranno 118 milioni creando occupazione ed investimenti. La chiusura ha anche lasciato un enorme patrimonio colturale e professionale ossia la capacità da parte delle aziende agricole marchigiane di ottenere il massimo produttivo anche in situazioni pedoclimatiche sfavorevoli ottimizzando i costi e le tecniche applicate”.

Dal punto di vista industriale, ha ricordato la Fulgenzi, “lo sanno tutti, i progetti sono fermi, per diverse motivazioni, e gli operai sono ancora in cassa integrazione. Dal punto di vista agricolo, la risposta non può essere quella generale, come era previsto dall’Organizzazione comune di mercato sullo zucchero, ma deve essere legata alle caratteristiche delle singole aziende. Non ci sono però colture che danno lo stesso margine di reddito. L’anno scorso abbiamo avuto una forte crisi a causa del crollo dei prezzi, con un calo annuale dell’11%, che ancora non si è interrotto, e dei consumi e, quindi, non c’è una ripresa. Nelle Marche, gli agricoltori specializzati, che hanno manodopera professionalizzata, si sono orientati verso la coltura dei portaseme, cipolle, porri, grano, cavoli e ogni altra specie da seme, con un investimento in questo comparto ma si parla di piccole superfici anche se permettono un reddito che va dai 2.800 euro per ettaro per la cipolla agli oltre 3.600 euro per il cavolo, grazie all’alta incidenza della manodopera”. Nel settore, ha ricordato la Fulgenzi, “ci sono poi le aziende più grandi, che, grazie ad un proprio capitale economico, possono essere interessate alle bioenergie a livello agricolo, specie al biogas, che possono installare impianti di produzione sotto il MegaWatt ma anche queste imprese sono ferme perché ancora il decreto ministeriale per gli incentivi non è stato approvato anche se adesso è ripresa la discussione. Ci sono anche altre possibilità differenziate, come quelli legati ai mercati locali, all’affitto di terreni per l’installazione di impianti fotovoltaici. C’è anche una piccola quota, pari a 2.500 ettari, che è stata riconvertita proprio in barbabietola da zucchero che viene però destinata

allo zuccherificio di Termoli, in Molise”.

Teodoro Bolognini, responsabile Legacoop Agroalimentare Marche,ha confermato l’impegno della Centrale cooperativa verso le imprese coinvolte. “Gli agricoltori - ha detto Bolognini - non devono essere lasciati soli ma devono essere sostenuti in questa inevitabile trasformazione che può offrire anche nuove opportunità specie per quelle aziende che hanno maggiori energie da investire e,magari, guidate da giovani”.

Alessandro Mincone, presidente nazionale del Consorzio nazionale bieticoltori, ha denunciato che “da parte del Governo e del ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, sembra non esserci nessun interesse per il settore bieticolo-saccarifero. Anzi sembra esserci una volontà per spingerlo ad una chiusura anticipata visto che non è stato confermato il fondo programmato a livello nazionale di 43 milioni l’anno nella Finanziaria 2009. Crediamo, invece, che sia nostro diritto mantenere la quota produttiva di 65.000 ettari, prevista dalla riforma comunitaria. Al Governo chiediamo, quindi, il massimo impegno per licenziare il decreto per la riconversione mentre alla Conferenza Stato-Regioni, e quindi anche all’assessore regionale all’Agricoltura, di sbloccare al più presto la somma di 32 milioni già concessa in sede comunitaria per il nostro settore”.




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