Legacoop: “Le cooperative e la riforma della disciplina in materia di Class Action”

Eventi

“Le cooperative e la riforma della disciplina in materia di class action”. È questo il tema del convegno svoltosi, l’11 marzo, presso la sede di Legacoop nazionale, promosso da Legacoop nazionale e dalle Associazioni: Legacoop Abitanti, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Servizi, Legacoopsociali, Ancd, Ancc, Fimiv, Associazione Nazionale Cooperative di Produzione e Lavoro.
Un appuntamento importante, che si colloca a poche settimane dall’entrata in vigore della riforma legislativa e che ha consentito di esaminare un argomento che potenzialmente può riguardare le diverse tipologie di società cooperative. “Legacoop ha deciso di promuovere questo convegno ritenendo il tema importante perché regolatore di un aspetto rilevante delle relazioni tra impresa e utente consumatore, con la collaborazione delle rappresentanze”, ha spiegato Mauro Iengo, responsabile Ufficio Legislativo Legacoop nazionale all’apertura del convegno, sottolineando la necessità di analizzare nel merito la nuova disciplina, trattandosi di un percorso impegnativo.
Sono intervenuti quindi, per un’analisi approfondita dei vari aspetti della riforma, il Professor Andrea Zoppini, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Roma Tre, il Professor Luigi Prosperetti, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Milano e l’Avvocato Ferdinando Emanuele, Cleary Gottlieb Steen & Hamilton LLP.
“La nuova disciplina dell’azione di classe è stata inserita nell’articolo 140-bis del Codice del Consumo; introdotta con la legge finanziaria del 2008, è stata poi oggetto di un processo di revisione normativa, che ha portato con la Legge 23.07.2009 N.99 ad una formulazione nuova della norma, ed è entrata in vigore il 1°.01.2010” -ha spiegato il Professor Andrea Zoppini commentando – “La nuova disciplina viene considerata più dettagliata e puntuale sotto il profilo tecnico giuridico. Si tratta infatti di un testo che ha compiuto scelte più precise e tassative riguardo ai soggetti abilitati ad avviare “l’azione di classe” ed alle fattispecie che possono innescarla, sono quindi tre le finalità di carattere generale a cui tende rispondere la normativa: l’emergere dei danni modesti che prima non riuscivano ad avere tutela; razionalizzare il contenzioso seriale (più cause in un’unica sede); risolvere il fallimento della regolazione pubblica (con particolare riferimento alle Autorità indipendenti)”.
L’Avvocato Ferdinando Emanuele ha quindi analizzato gli aspetti procedurali, sottolineando, in primo luogo, che l’azione di classe è un’azione individuale, volta a tutelare non un interesse collettivo,ma i diritti individuali omogenei di cui sono titolari più consumatori o utenti, colpiti da uno stesso illecito. “Ciascun componente della classe” -ha spiegato- “anche mediante associazione a cui dà mandato o comitati cui partecipa, può agire per l’accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni, (comma 1)”.
Per trattare le possibili fattispecie, é quindi intervenuto il professor Luigi Prosperetti, “L’Azione di Classe si applica nell’ambito dei processi relativi all’acquisto di un bene o servizio al consumo, - sottolinea – “al di fuori di questi processi non è utilizzabile, come nei casi di danni ambientali sofferti dagli abitanti di una zona geografica o danni subiti dai dipendenti di un’impresa”.

Il dibattito
È seguito un vivace dibattito che ha consentito di sollevare diversi e articolati quesiti, nel quale sono intervenuti: Paola Cavallo, responsabile dell’Ufficio legale di ANCC-Coop; Piero Cardile, responsabile ufficio legislativo di ANCD; Paola Menetti, presidente Legacoopsociali, Giovanna Lazzarini Mecozzi, della Unicoop Tirreno. Paola Cavallo ha posto il problema riguardante i criteri di definizione della omogeneità del danno relativi ad una richiesta seriale di risarcimento; Cardile ha focalizzato la questione relativa agli ambiti di responsabilità della distribuzione nei confronti di prodotti commercializzati che risultino non conformi alle caratteristiche dichiarate. La class action infatti, ha detto in sintesi Cardile, a prescindere dalle responsabilità giuridiche, produrrebbe comunque, per la struttura di commercializzazione, un danno di immagine; di conseguenza si pone il quesito se la causa collettiva debba essere rivolta direttamente ai fornitori di prodotti e servizi, anziché ai distributori commerciali e se questi ultimi possano, a loro volta, porsi come parte lesa. Il problema -ha osservato Cardile- si pone in modo particolarmente delicato per la fascia dei prodotti a marchio della GDO.
In proposito, Iengo ha sottolineato la complessità del rapporto fra soci produttori e soci utenti e ha indicato la via di meccanismi conciliativi a tutela di entrambi i portatori di interessi.
Infine, Zelin, della Unicoop Tirreno ha sollevato il quesito se il prestito da soci possa rientrare nelle categorie oggetto di eventuali azioni collettive ricevendo, da parte dei giuristi presenti, una unanime conferma riguardo alla esclusione di questo istituto in ragione delle sue caratteristiche.

Le conclusioni di Giorgio Bertinelli
Il vicepresidente vicario di Legacoop, Giorgio Bertinelli, concludendo i lavori del seminario, dopo aver ringraziato Mauro Iengo ed i relatori per il loro qualificato contributo, ha sottolineato come questo incontro abbia rappresentato un momento importante e proficuo per porre la basi di conoscenza su un tema nuovo e complesso, consentendo di fare chiarezza su alcuni punti di particolare importanza per il movimento cooperativo. Il tema, con i suoi diversi e complessi aspetti, dovrà ora essere approfondito con le strutture di Legacoop per poter focalizzare le questioni che più specificamente possono interessare le imprese associate nei diversi settori, sia sotto il profilo imprenditoriale che della utenza associata: grande distribuzione, certo,ma anche produzione industriale manifatturiera e agroalimentare, servizi, abitazione. “Il nostro compito- ha detto in sostanza Bertinelli- “è quello di individuare le linee e gli strumenti idonei di cui il movimento cooperativo deve dotarsi per affrontare i grandi temi che interessano l’economia, gli assetti istituzionali e giuridici della società in cui operiamo, in relazione alle specifiche esigenze delle imprese associate e alla peculiarità del modello cooperativo”.
“Si tratta di una procedura che abbiamo sperimentato con risultati molto positivi , ad esempio” -ha chiarito Bertinelli- “anche di fronte alla grave crisi economica: al momento di chiarificazione e di approfondita conoscenza dei problemi generali, abbiamo fatto seguire momenti di studio e di analisi concentrati sulla specificità operativa delle associate, individuando strumenti finanziari, operativi e di promozione, specificamente studiati e commisurati con le esigenze del movimento cooperativo; una strumentazione che, credo, contribuisce a potenziare la capacità di reazione positiva che la cooperazione ha dimostrato di saper mettere in campo”.




  Categoria:
Eventi